Quelli Che Restano di Christian Barsi
“M

i chiedevo cosa ti fosse rimasto di quella me…»

«Direi quasi tutto, Vale… quella ragazzina non è molto diversa dalla donna che sei oggi.»
«Invece è molto diversa, Fede…»
«Io non credo, Vale. Quello che sei oggi è solo la proiezione di ciò che eri allora…»
Abbasso lo sguardo, incapace di controbattere come vorrei. Mi piacerebbe potergli dire che ha ragione, ma non sono capace di raccontare questa bugia.

«Vuoi sapere cos’è rimasto di quella te? Ho tantissimi ricordi, alcuni vengono fuori all’improvviso, soprattutto adesso che abbiamo ripreso a frequentarci, più sto con te e più riaffiorano, è come se avessi aperto un cassetto e li avessi ritrovati tutti ancora lì, intatti. Tanti sono flash back, arrivano di soppiatto, quando meno me l’aspetto.

Io ricordo una ragazzina in fissa con le canzoni di De Gregori, i film malinconici e la pallavolo. Ricordo i tuoi occhiali tondi improbabili, figli della moda del momento. Ricordo le tue maglie colorate, le tue unghie curate, ricordo quelle tue frasi che prendevano sempre alla sprovvista, perché riguardavano qualcosa successo ore o addirittura giorni prima, che tiravi fuori all’improvviso come se gli altri dovessero capire a cosa ti stessi riferendo.

Se penso a te mi viene in mente il Festivalbar, il frontalino della mia radio che tenevi in borsa quando uscivamo la sera, le musicassette, il walk-man, le zingarate con gli amici fino a tarda notte, la morte di Borsellino, lo zaino dell’Invicta, la Smemoranda, Tv sorrisi e canzoni, la musica dei Roxette, le cabine del telefono, le schede telefoniche della Sip, i falò sulla spiaggia, il cuore che andava a mille per un bacio, le sfide a calcio contro gli altri bagni, le partitelle a ping-pong in spiaggia con tanto di pubblico, quelle sì, le più belle di sempre… insomma, tutte cose che non ci sono più, ma che non hanno mai smesso di mancarmi.»